Sorelle spaiate: un romanzo ispirato a una storia vera, impossibile da dimenticare

Sorelle spaiate: un romanzo ispirato a una storia vera, impossibile da dimenticare

Sorelle spaiate non è solo un romanzo. È vita vera. Tutto comincia nel 1998, dall’incontro dell’autrice, Lucia Esposito - allora una giovane cronista - con Ershela, una prostituta albanese.

La donna le parlò delle lettere che scriveva di nascosto a sua sorella, rimasta in Albania e poi finita anche lei su un marciapiede. Qualche mese dopo Ershela fu uccisa a colpi d’ascia.

 

La giornalista cercò di saperne di più e, in uno squallido albergo di Milano, trovò le lettere che Ershela aveva scritto alla sorella minore.
Le consegnò alla polizia ma ne fece una copia e le fece tradurre dall’albanese.

 

Solo ventisei anni dopo l’autrice ha sentito che poteva trovare le parole per raccontare la storia di questa donna e dei suoi sogni. E lo ha fatto in Sorelle spaiate, un romanzo, che contiene molta verità e qualche elemento di finzione.

 

Un romanzo che parla di sorelle, di donne figlie dello stesso sangue che il destino strappa da una vita insieme o di donne che non sono nate dallo stesso grembo ma che scelgono di camminare l’una accanto all’altra. Abbiamo chiesto a Lucia Esposito di raccontarci qualcosa in più sul suo romanzo.

 

Il mestiere di giornalista ti mette in contatto con storie che a volte restano addosso, questa è una di quelle. Cosa, di questa storia vera, ti ha mossa alla scrittura?


Faccio la giornalista da più di vent’anni. Da cronista ho raccontato omicidi, terremoti, incidenti stradali, ho incontrato tantissime persone, raccolto le loro storie, ho letto verbali di interrogatori, ma la storia di Ershela è diversa da tutte perché a un certo punto è diventata anche la mia storia. E ho deciso di scriverla quando, compiuti i 50 anni, ho realizzato di non avere più troppo tempo e che la storia di una giovane donna così coraggiosa, così forte e così capace d’amare dovesse essere conosciuta da tutti, non poteva più essere solo mia. La scrittura è stata un’urgenza.

 

Ershela, prostituta albanese, Viola una giovane giornalista in un mondo di uomini. Cosa le lega, e cosa le distingue?

 

Sono entrambe determinate, appassionate e innamorate della vita. E sognano. Ershela l’amore, Viola il giornalismo. Le circostanze della vita, però, le rendono diverse. Ershela è concreta, solida, mol-to più matura dei suoi vent’anni. Viola è inquieta, irrisolta. “Il tuo sguardo arrivava dove il mio si fermava” dice Viola di Ershela. Ed è così. Sono entrambe giovanissime, ma Ershela è già una donna, Viola è ancora acerba. Saranno le lettere di Ershela e il ritrovarsi dentro una storia così forte e struggente a farla crescere.

 

Le lettere che Ershela scrive alla sorella rimasta in Albania sono il nodo cruciale del testo. Fiction o realtà?

 

Le lettere sono il cuore di questa storia. Sono la realtà che a un certo punto ho sentito il bisogno di far conoscere, perché sono testimonianza viva di come dietro quei corpi in vendita che vediamo sui marciapiedi, si nascondano non solo delle vite ma spesso, come nel caso di Ershela, dei mondi immensi.

 

La forza delle due protagoniste risiede nei loro affetti, nei legami familiari. Chi sono le sorelle spaiate?

 

Le sorelle spaiate sono le sorelle di sangue che restano sole perché la vita (o la morte) le separa ma sono anche le sorelle di cuore, quelle donne-amiche che si incontrano, si riconoscono e scelgono di camminare l’una accanto all’altra.

 

Il tema della sorellanza è un tema-cardine del romanzo. Che significato ha per te la parola “sorellanza”?


Ho due fratelli che mi amano ma ho sempre desiderato una sorella. Ho invidiato quelle sorelle che si scambiano segreti e vestiti. Mia madre ha due sorelle (una purtroppo è morta da poco) e vedere il loro rapporto ha accentuato in me questo vuoto. Forse per questo ho riempito la mia vita di sorelle spaiate, amiche con cui parlare, ridere, piangere. Crescere. È difficile per me spiegare il significato della parola “sorellanza”, direi che più che spiegarla la so vivere ogni giorno. Con la cura, l’attenzione, l’ascolto verso le mie amiche sorelle spaiate. Ora che ci penso non ho mai provato invidia e gelosia né mi sono mai sentita in competizione con altre donne, anche quelle che non sono mie amiche. Forse, anche questa è sorellanza.

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