Antonella Cilento: "Ho scritto La babilonese immaginando un grande amore."
Avete mai desiderato vendicarvi per un torto o un’ingiustizia insanabili?
Se a tradirci è chi ci ama o un potere che sfugge del tutto al nostro controllo, la rabbia ci invade. E quando lo stesso torto si ripete nella nostra vita, ci sembra d’essere perseguitate dal destino.
Ho scritto La babilonese immaginando un grande amore, capace di superare i millenni, distrutto dalla violenza e dal tradimento: a una madre vengono uccisi dal marito geloso l’amante e quattro figlie. E lei giura di vendicarsi, fino alla fine dei secoli.
Ma siamo certi che la vendetta e l’amore superino le prove del tempo, o anche la passione più potente, il legame d’amore che si rinnova, e la vendetta più livida, alimentata da ingiustizie cocenti, finiscono con l’impallidire, con il perdersi, come i dati sui nostri computer e cellulari, come le tavolette d’argilla su cui l’antica Babilonia segnava la sua storia?
Ne La babilonese magia e fiaba aleggiano su trame avventurose che s’intrecciano, fitte, secolo dopo secolo: lumi eterni che vincono la morte, polveri miracolose, candele, aironi, cape di mummia, misteriosi disegni perduti. I confini che tracciano le sicurezze umane crollano e le passioni che animano l’intera vicenda sovvertono le leggi del tempo e dello spazio, mescolando realtà e immaginazione.
La storia ha inizio tremila anni fa, a Ninive, capitale dell’impero assiro, governato dal dio-re Assurbanipal e da sua moglie Libbali: un fascinoso ebreo deportato osa diventare l’amante della regina.
Quindi, ci ritroviamo nella Napoli del 1656, mentre la peste dilaga con la complicità del Viceré e un celebre pittore di battaglie, Aniello Falcone, dopo aver perso sua moglie e quattro figlie, s’innamora della maga Albalì, che dice di venire da Babilonia e di avere una vendetta da compiere.
Ma la storia prosegue anche nel 1848, mentre l’Europa è in rivolta e i resti della dimenticata Ninive saltano fuori dopo millenni: l’ambizioso archeologo Henry Layard è ossessionato da una donna che ha sedotto in gioventù e da cui ha forse avuto una figlia. É un riscatto per l’abbandono che madre e figlia cercano o una vendetta più antica? E come mai Layard le reincontra a Napoli, nient’affatto invecchiate, quarant’anni dopo, nei panni di una negromante, Madame Ballu, e della sua protetta?
La babilonese non è, come può sembrare, un semplice romanzo storico: tremila anni dopo i fasti di Ninive, eccoci nella Napoli di oggi, dove una coppia di giovani napoletani, Alice e Angelo, investe tutto quel cha ha in un’impresa di recupero dati: come potrebbe non funzionare un’impresa che salva la memoria dei cellulari e dei telefoni in qualunque condizione? Chi di noi non ha perso dati importanti o ricordi nel danneggiamento di un supporto? Eppure, fare impresa senza essere già ricchi nell’Italia d’oggi è impossibile: Alice e Angelo non si arrendono, finendo in un vortice di truffe, tradimenti, manipolazioni di cui spesso lo Stato è complice silenzioso e accondiscendente, fino a fallire.
Libbali, Albalì, Ballu e Alice sono la stessa donna o incarnano solo un destino analogo?
Antonella Cilento
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