Paola Catella e Giobbe Covatta viaggiatori commossi alla scoperta dell'Africa

Paola Catella e Giobbe Covatta viaggiatori commossi alla scoperta dell'Africa

Il nuovo libro di Paola Catella e Giobbe Covatta parla d’amore. L’amore verso un continente, l’Africa, che gli autori conoscono da molti anni e che frequentano non come turisti ma come viaggiatori. Viaggiatori commossi, per la precisione. Abbiamo incontrato Giobbe e gli abbiamo chiesto il perché di questo titolo



Perché “Il commosso viaggiatore”? Perché faceva ridere… Ah no! Perché quelli che raccontiamo nel libro sono posti dove uno si commuove. E non nel senso che ti viene da piangere. Io sono uno che non piange mai ma mi commuovo spesso. Anche di fronte a cose che sono semplicemente toccanti, o di fronte a cose che non conosco.


L’Africa non è mai “banalotta”, è sempre molto energica, fa commuovere. Ed anche un posto molto crudo, sincero. Quello che da noi è “diluito”, lì è concentrato. In Africa se vedi una cosa che ti fa soffrire, non è che ti fa soffrire solo un po’. Ti fa proprio soffrire. Se vedi una cosa bella, non è “carina”, è proprio bella.

 

E ci sono tanti aspetti che ti lasciano sconcertato. Per esempio, sono stato in Ruanda nel 1994 e non lo dico con particolare orgoglio, perché non è stata una cosa bella. Emotivamente sono state delle mazzate in faccia che raramente uno dimentica. Ne avrei fatto a meno, ma è successo… e che ci puoi fare? È successo. Certo il Ruanda è stato un caso limite, ovviamente. Ma l’Africa che conosciamo Paola e io è così. Quella che è toccata a noi, quella la cui jella si è riversata su di noi.


Immagino che l’Africa di Briatore sia diversa dalla nostra. Dovendo scegliere, però, sono più contento dell’Africa che conosco io. Perché quella dei resort può essere ovunque: in Norvegia, in Svizzera, a Città del Capo o in India. Quei posti di vacanza sono un po’ tutti uguali.

 

Anche a Paola e a me piace andare in vacanza. Però anche quando cerchiamo un posto fresco dove andare, invece che in Alaska alla fine, chissà come mai, ci ritroviamo ad esempio in Sudan. La verità è che noi abbiamo una sorta di “richiamo della foresta” che ci spinge sempre a tornare lì. Forse perché lì è la nostra anima primordiale di sapiens?

Dall’esperienza di commossi viaggiatori in Africa nasce questo libro, una lettera d’amore e un atto intimo e coraggioso: condividere la commozione di fronte alle diseguaglianze e alle ingiustizie di cui noi uomini siamo capaci, condividere una rivoluzionaria risata di fronte a ciò che, ahimè, non fa ridere per niente.

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