Nessuno. Le voci nella storia del Mostro di Firenze

Nessuno. Le voci nella storia del Mostro di Firenze

1968 – 1985: un arco temporale di diciassette anni durante i quali il cosiddetto “Mostro di Firenze” ha commesso otto efferati duplici omicidi. Il suo è il cold case più celebre e drammatico della storia criminale italiana. Su di lui ci sono state innumerevoli teorie ed è stato sviscerato ogni sanguinario dettaglio sul suo modus operandi.

Eugenio Niccolini, attore e drammaturgo, e Edoardo Orlandi, avvocato e criminologo, hanno dedicato a questa tragica vicenda prima un podcast di grande successo e ora un libro. Il romanzo, Nessuno – Voci nella storia del Mostro di Firenze, ricostruisce la storia di questi delitti da una prospettiva completamente nuova, non quella del killer, ma quella delle vittime.


Perché avete deciso di raccontare oggi la storia del Mostro di Firenze?

 

Trattare di un argomento come quello del Mostro di Firenze non è mai facile. Il caso non è più soltanto un fatto criminale ma è diventato, ormai, una vicenda sociale e culturale.
Nonostante siano passati quasi quarant’anni dall’ultimo delitto attribuito all’omicida delle coppiette, è ancora copiosa la letteratura criminalistica, e sono stati scritti numerosi saggi che tentano di dare una risposta ai tanti interrogativi rimasti irrisolti. Con Nessuno abbiamo deciso di affrontare l’argomento da un altro punto di vista, lasciando sullo sfondo l’autore dei delitti e dando invece voce ad altri protagonisti. I tanti - oltre alle stesse giovani sedici vittime - che da questa storia sono stati feriti, anche irrimediabilmente.


Su cosa vi siete basati per ricostruire la vicenda?

 

Edoardo è un profondo conoscitore delle carte di indagini e della vicenda. Come penalista e criminologo ha approfondito in anni di ricerca tutta la storia processuale e non, permettendo quindi di rendere l’opera più aderente possibile alla realtà storica.
Eugenio, da drammaturgo, ne ha sviscerato l’aspetto emotivo, sentimentale, addentrandosi nelle pieghe umane di questa tragedia. Poi abbiamo lavorato insieme utilizzando i nostri diversi background per tradurre in parole quanto noi percepivamo della vicenda “Mostro di Firenze”.


Nel libro si alternano tante, tantissime, voci narranti; le vittime, i loro amici, i parenti, e poi giornalisti, investigatori, passanti… È stato difficile dare voce ad ognuno di loro?

 

Premessa importante: questa è un’opera di fantasia. Come abbiamo doverosamente indicato sia in epigrafe che nella nota conclusiva, non si tratta di un saggio né tantomeno di una cronaca d’indagine o giudiziaria. Questo libro non ha alcuna velleità di spiegare questa vicenda né di dare un volto all’assassino. Certo, si basa sugli atti processuali e su tanti dati storici, ma ci siamo presi la licenza di romanzare alcuni aspetti e personaggi. Sinceramente non è stato semplice realizzare così tante voci, specialmente dal punto di vista emotivo.
Siamo molto legati a questa vicenda non solo professionalmente. Talvolta è stato difficile arginare quanto di personale suscitavano in noi certi argomenti. Come nel capitolo in cui gli amici di Stefano e Susanna raccontano di come sanno della morte dei due ragazzi; o nei passaggi dedicati agli ultimi istanti di Stefania che implora il suo Pasquale di aspettarla per quell’ultimo passo.


Perché intitolarlo Nessuno?

C’è un personaggio nel romanzo, Libero Picchi, che lega tra loro i diversi capitoli. Sarà lui a spiegare il significato di “Nessuno”, quindi lasciamo che sia lui a raccontarvelo!

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