Paradisi proibiti, storie di sesso, alcol e droga nelle opere d'arte

Paradisi proibiti, storie di sesso, alcol e droga nelle opere d'arte

Le opere d’arte sono un gigantesco ripostiglio di storie. Storie che sollecitano riflessioni che vanno oltre il contesto strettamente storico-artistico. Molte di esse, per ragioni diverse, si installano nella memoria per la loro singolarità. E cercano di dirci qualcosa; facendo le domande giuste e conoscendo la lingua potremmo scoprire cosa hanno da dire su ideali, religione, economia, cultura, società, costume, relazioni interpersonali, vedremmo come lascino trasparire pregiudizi o rivelino linguaggi di potere. Raccontano per esempio – è uno dei temi ricorrenti nel libro – come lo sguardo maschile abbia “costruito” un modello di rapporto uomo/donna che ha pervaso l’immaginario europeo.

Le immagini in questo volume hanno a che fare con la trasgressione, intesa come via di fuga dalla realtà verso “paradisi” immaginari. Appartengono al periodo che va dal Cinquecento alle avanguardie del primo Novecento. È questo il tempo in cui ha preso forma la mentalità che ancora ci appartiene, con le sue fissazioni e contraddizioni, illusioni, miti e pregiudizi. È il periodo in cui l’arte si laicizza, inizia a scegliere i suoi soggetti al di fuori dei consueti temi religiosi o storici; spesso cercandoli nel mito, nella vita quotidiana ma anche, imprevedibilmente, in alcuni episodi delle sacre Scritture.

La scelta delle immagini segue tre direttrici principali: l’eros, l’alcol, la droga. Perché questi erano i terreni in cui più frequentemente le arti visive hanno collocato alcune possibili vie di fuga dalla realtà. Paradisi improbabili, aperture verso il mondo dei desideri, disperate ricerche del piacere, tentativi fugaci e illusori, fallaci e provvisori, trasversali a culture, epoche e società.

Mondi immaginari che raccontano qualcosa proprio sull’immaginario di chi li ha immaginati.

Il libro si arresta alle prime avanguardie. Perché nel Novecento inizia un’altra storia. L’eros si normalizza, alcol e droga diventano parte del paesaggio creativo ed esistenziale in maniera stabile, la trasgressione è prevista, tollerata, a volte obbligatoria.

Paradisi proibiti racconta questo viaggio, senza seguire un percorso metodico, organico: ogni capitolo parte da un’opera e poi lascia che altre si accatastino tutto attorno seguendo un filo più narrativo-associativo che saggistico. E a volte il filo è decisamente quello del gioco, del divertimento.

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